DOTTOR CESTARO MARIO BIOLOGO NUTRIZIONISTA  
Specialista in Microbiologia e Virologia 
Master, di primo livello, in Scienze dello Sport e del Fitness
Studio Professionale di Nutrizione ed Alimentazione Umana 
V.lo Fornace 1/1 - 34071- Cormons (GO) 
tel.: 0481/61053; cell.: 338 842 0366.
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Intolleranze alimentari. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Che cosa si intende per intolleranza alimentare? 
Nel 1995 l”European Academy of Allergy and Clinical Immunology” ha definito le “intolleranze alimentari” come reazioni avverse agli alimenti” (= “mangio un alimento o una determinata categoria di alimenti e  <<sto male>>”), non tossiche (non dovute a sostanze tossiche contenute nel cibo, es. avvelenamento da funghi)  e non immunomediate (cioè non causate dalla produzione di anticorpi da parte dell’organismo). Tale definizione è tuttora oggetto di dibattito. 
 
Le intolleranze alimentari sono disturbi “dose dipendenti” ciò significa che l’ingestione di moderate quantità di cibo (verso cui la persona è intollerante) può non dare sintomi. Per tale motivo una alimentazione equilibrata (e quindi variata) può contribuire a ridurre i disturbi associati a intolleranza alimentare. 
 
Quali sono le cause di una intolleranza alimentare? 
Una intolleranza alimentare è determinata da: 
o      molecole presenti negli alimenti; 
o      disfunzioni dell’apparato digerente; 
o      alterazioni nelle catene enzimatiche che consentono l’assorbimento dei cibi. 
 
In parte le cause di intolleranza alimentare sono tuttora oggetto di studio. 
 
Effetti sull'organismo di una intolleranza alimentare. 
Una intolleranza può determinare disturbi a carico dell’appartato digerente (es.: diarrea, eruttazione, gastrite, meteorismo — gonfiore addominale — nausea, stipsi) e/o alterazioni ad altri organi o sistemi: 
 
APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO: alterazioni della pressione arteriosa, aumento della coagulabilità del sangue, palpitazioni.  
 
APPARATO MUSCOLO — SCHELETRICO: crampi, infiammazioni articolari, infiammazioni muscolo tendinee, spasmi muscolari. 
 
APPARATO RESPIRATORIO: dispnea (difficoltà di respirazione), rinite (infiammazione della mucosa nasale — “naso che cola” -), tosse. 
 
APPARATO UROGENITALE: cistiti ed altre infiammazioni uro — genitali. 
 
EPIDERMIDE: eczema,dermatiti, prurito. 
 
SISTEMA NERVOSO: ansia, cefalea, depressione, difficoltà di concentrazione, irritabilità, scarsa memoria, vampate di calore, vertigini. 
 
EPIDERMIDE: acne, cellulite, dermatite, eczema, prurito. 
 
SINTOMI GENERICI: astenia (mancanza di forze, “sentirsi stanchi”), alitosi (fiato che ha un cattivo odore), edemi (periorbitari — borse attorno agli occhi — declivi — caviglie e gambe gonfie.), iperidrosi (sudorazione eccessiva). 
 
Inoltre è possibile sviluppare il cosiddetto “stato di dipendenza alimentare”, ovvero un forte desiderio per un cibo particolare senza a riuscire a saziarsi completamente consumandolo. 
 
I sintomi insorgono fino a 72 ore dall’ingestione dell’alimento verso cui si è intolleranti. 
Si è intolleranti ad un alimento che si consuma saltuariamente? 
Assolutamente no: si sviluppa intolleranza verso alimenti che si consumano con regolarità. 
 
E' sufficiente eliminare l’alimento verso cui si è intolleranti per “guarire”? 
Nella maggior parte dei casi è necessario eliminare anche gli alimenti che appartengono alla stessa classe (es. per una persona intollerante al latte anche la carne bovina e quella di agnello). 
 
Come si diagnostica una intolleranza alimentare? 
I test sono molti, sia ematici (cioè utilizzanti come campione un prelievo di sangue, es. test citotossici, MAST CLA system) che non ematici (es.: DRIA test, test di coca). 
La loro “affidabilità” in termini di sensibilità e specificità é assai variabile e tuttora oggetto di studio. 
Alcuni test sono sperimentati dal Ministero della salute proprio al fine di validarne l’iter diagnostico (es. test ematico basato sulla ricerca di una sottoclasse di Immunoglobuline G — Progetto 3.5, codice obiettivo 2581, sperimentazione effettuata dall’Istituto Dermopatico dell’Immacolata — Roma, 2004 -). 
 
Quale è il trattamento nutrizionale utilizzato in corso di intolleranza alimentare? 
Un trattamento lungo (anche oltre 6 mesi) e complesso che prevede una stretta collaborazione tra il soggetto affetto da intolleranza e il nutrizionista. Gli alimenti verso cui è stata rilevata intolleranza vanno eliminati (se necessario unitamente a quelli della stessa classe) e quindi reintrodotti, uno per volta, in maniera graduale, partendo da quello più semplice di una ipotetica catena alimentare (ad esempio. nel caso di intolleranza al latte, va reintrodotto per primo lo yogurt — più digeribile — quindi il latte e per ultimi i formaggi).  
Un cibo verso cui vi sia intolleranza va consumato ad intervalli di 4 giorni (per dare il tempo all’organismo di “disintossicarsi” completamente prima di un nuovo consumo). 
La dieta va studiata caso per caso anche in funzione del grado di intolleranza (parametro che indica “quanto una persona è intollerante verso un certo alimento”, generalmente i test citotossici definiscono 4 livelli di intolleranza: dal livello 1 — “intolleranza lieve” — al livello 4 — “intolleranza grave” -).  
Il soggetto affetto da intolleranza deve annotare l’incremento o la diminuzione dei sintomi in conseguenza dell’eliminazione o della reintroduzione di un determinato alimento. 
Conclusioni. 
In base a quanto esposto, il trattamento nutrizionale di una intolleranza alimentare può: 
- risolvere completamente una sintomatologia; 
- risolvere parzialmente una sintomatologia; 
- rivelarsi assolutamente inutile in relazione alla risoluzione di una sintomatologia. 
 
In ogni caso il trattamento nutrizionale associato ad una intolleranza alimentare: 
 
- altera profondamente la dieta della persona sottoposta al trattamento; 
- incrementa il livello di stress (soprattutto in bambini) in conseguenza della necessità di registrare le variazioni sintomatologiche associate alle modificazioni dietetiche; 
- può richiedere l’utilizzo di integratori alimentari. 
 
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Ultimo aggiornamento 19 Agosto 2012 
 
 
 
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